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Meta si tira indietro: non firmerà il Codice Ue sull’IA

Meta si tira indietro: non firmerà il Codice Ue sull’IA

Lo scorso 18 luglio, Meta ha confermato ufficialmente che non firmerà il Codice di buone pratiche dell’Unione Europea per l’intelligenza artificiale general-purpose (GPAI), definendolo carico di «incertezze giuridiche» e capace di andare oltre il perimetro dell’AI Act elaborato da Bruxelles.

Secondo Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, il Codice introduce misure che potrebbero limitare lo sviluppo di modelli di IA di frontiera in Europa, penalizzando le imprese del Vecchio Continente che puntano a sviluppare tecnologie all’avanguardia 

 Cosa prevede il Codice

Redatto da tredici esperti indipendenti dopo oltre un anno di consultazioni con più di mille stakeholder, il Codice – pubblicato il 10 luglio e facente riferimento al nuovo AI Act – comprende linee guida su trasparenza, copyright, sicurezza e responsabilità. L’adesione è volontaria, ma chi lo firma può contare su maggiore certezza legale e iter semplificati dopo l’entrata in vigore delle norme (2 agosto) 

Le regole si applicano ai fornitori di sistemi come GPT‑4 (OpenAI), Gemini (Google), Grok (xAI) e analoghi modelli generativi con potenziale impatto sistemico 

Chi ha aderito – e chi potrebbe farlo

OpenAI: ha annunciato l’intenzione di firmare il Codice, definendo il momento storico per l’Europa come un’opportunità per innovare responsabilmente.

Anthropic: il cui assistente Claude compete con ChatGPT e Gemini, ha comunicato di voler aderire appoggiando valori di trasparenza, sicurezza e responsabilità 

Microsoft: il presidente Brad Smith ha dichiarato che è “molto probabile” che la società firmerà, definendo il Codice coerente con la sua visione di un’IA responsabile. 

xAI (di Elon Musk): ha confermato che firmerà il capitolo sulla sicurezza e la protezione, anche se non ha ancora chiarito se sottoscriverà gli altri capitoli relativi a trasparenza o copyright 

Google (Alphabet): ha annunciato ufficialmente la volontà di aderire al Codice, pur esprimendo preoccupazioni sul fatto che alcune disposizioni possano rallentare l’innovazione europea, in particolare per quanto riguarda il diritto d’autore, la sicurezza commerciale e i tempi di approvazione

Amazon: non ha fornito dichiarazioni ufficiali, ma figura tra le aziende seguite dall’attenzione degli osservatori 

Prossimi passi: cosa succede oggi

A partire da 2 agosto 2025, l’AI Act entrerà in funzione ufficialmente. I fornitori di modelli GPAI attivi sul mercato al 1 agosto dovranno aver firmato il Codice per beneficiare dei vantaggi procedurali; chi rifiuta (come Meta) sarà soggetto a maggiori controlli, possibili ispezioni e iter meno agevolati.

La Commissione europea pubblicherà l’elenco dei firmatari il 1° agosto, subito prima dell’entrata in vigore ufficiale delle linee guida. Successivamente, verranno fornite nuove linee guida tecniche entro l’autunno per aiutare le imprese ad adeguarsi completamente.

Sintesi: il tabellone delle adesioni

AziendaStato adesioneNote chiave
MetaNon aderisceCritica il Codice per sovrastrutture legali non previste nell’AI Act, rischi legati all’innovazione
GoogleAderisceVia libera con riserve su copyright e competitività europea
OpenAIAderisceVede l’ecosistema UE come un’occasione per innovazione
AnthropicAderisceSupporta trasparenza e sicurezza nell’IA frontieristica
MicrosoftProbabile adesioneAdera, definendo il Codice coerente con i suoi valori
xAIAdesione parzialeSolo capitolo sicurezza, in attesa su altri aspetti
AmazonNon dichiaratoNon ha comunicato posizione ufficiale

 

L’Europa sta costruendo un modello regolatorio d’avanguardia nell’IA. Il confronto tra chi aderisce e chi rifiuta riflette strategie diverse: da una parte chi vuole sicurezza e chiarezza normativa, dall’altra chi teme ostacoli all’innovazione e richiede semplificazioni. 

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